Ricordi in bianco e nero - Il mulino a vento
Atanassio Lallì è il quinto dei nove figli del mugnaio a Leros. La sua vita è dura, è costretto a lavorare lontano dalla famiglia. Pescatore di spugne, minatore, marinaio.
Solo negli ultimi anni della sua vita riesce a vivere vicino alla moglie e ai suoi due figli, il lavoro ha minato la sua salute e comincia a scrivere quando capisce che il suo tempo volge al termina.
Racconta tutti gli episodi che hanno segnato la sua esistenza riempiendo di parole quaderni su quaderni.
La sua lingua è un po'
sgrammaticata ma lascia una preziosa testimonianza della storia e della cultura di un'intera generazione
L'ASSE DEL MULINO E L'AIUTO DEGLI ITALIANI Il mugnaio era un "politico e un diplomatico, scherzava con tutti. In quei giorni del 1940 era molto preoccupato: si era rotto l'asse del mulino a vento. Quello vecchio era arrivato da Ierandos in Turchia.
Alla fine trovò un cipresso ad Alida.
Un giorno si riunirono in dodici persone per portare il cipresso da Alida fino al Mulino con corde e tronchi per farlo scivolare lo facevano scivolare piano piano lungo la via. Sulla strada di Raxi usando le leve lo trascinavamo come formiche. Per due giorni sulla strada si sentivano le voci: " Yuria, Yuria e ancora Yuria " facevamo pena. Qui sulla strada di Aikuli a Xristo, ci scivolò dal ciglio della strada e cadde giù, era impossibile riportarlo in strada. Il mugnaio era al comando e ci disse: " Solo gli italiani ci possono salvare" Mi disse di andare dall'ufficiale il "capetagno" e pregarlo di darci alcuni soldati per darci una mano. Corsi subito, trovai il capitano e glielo dissi. Chiamò il sergente e arrivarono subito una quindicina di persone. Con una spinta lo buttarono sulla strada come fosse stato un fiammifero. Lo portarono fino al mulino. Erano brave persone!
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