Nove sono le panchine realizzate nell'estate 2019 dall'artista Franco Murer per il Comune di Falcade ora collocate e a disposizione della comunità : 7 presso il Parco Giochi di Falcade, 1 Colomba presso il Museo Augusto Murer a Molino di Falcade 1 Colomba presso Loc. Le Buse all'arrivo della cabinovia.
L'idea è nata con l'intento di far rivivere le piante sterminate dalla tempesta Vaia del 29 ottobre 2018 in una metamorfosi unica e da questi alberi hanno preso forma colombe, civette e altri soggetti attuali come i cerchi Olimpici o i boschi L'Amministrazione Comunale apprezza l'iniziativa di Franco Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice
Le tavole sono state preparate dalla Segheria di Molino


Colombe
presso il Parco Giochi di Falcade
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza. Sono due colombe unite, simbolo di speranza, per volare sopra i mali del mondo, fino alle vette che toccano il cielo
Farfalla
presso il Parco Giochi di Falcade
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza.
Una farfalla, con la sua tipica leggerezza, apre le ali per librarsi nell’aria, con la sua delicatezza non ha paura di affrontare il tempo della pioggia, fiduciosa che il vento la solleverà ancora.

Civetta
presso il Parco Giochi di Falcade
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza.

Previste per i bambini, sono panchine con la seduta larga e bassa e al centro si alza una meravigliosa civetta, al fissarli i suoi tondi occhioni sembrano ruotare per cercare le cime
Cerchi Olimpici
presso il Parco Giochi di Falcade

Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza.

Certamente questa panca con la seduta che forma i cerchi dei giochi olimpici, nati nell’antica Grecia per portare la pace, dona l’idea di una solidarietà senza confini.
Alberi
presso il Parco Giochi di Falcade

Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza.
È questa una panchina, che prevede più persone raccolte in compagnia, augurio di saper godere di dialogo e di aiuto collettivi.

Civetta
presso il Parco Giochi di Falcade
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza.

Previste per i bambini, sono panchine con la seduta larga e bassa e al centro si alza una meravigliosa civetta, al fissarli i suoi tondi occhioni sembrano ruotare per cercare le cime
Alberi
presso il Parco Giochi di Falcade
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza. Questa panchina è con la seduta formata da foglie cuoriformi che pulsano la vita, come sottolinea il volto di madre disegnato su una
Colombe
presso il Museo Murer di Falcade
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza. Sono due colombe unite, simbolo di speranza, per volare sopra i mali del mondo, fino alle vette che toccano il cielo
Colombe
Località Le Buse
Da un albero stroncato dalla tempesta Vaia, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina, a memoria di quanto sofferto, ma che riporta gioia nel contemplare la bellezza. Sono due colombe unite, simbolo di speranza, per volare sopra i mali del mondo, fino alle vette che toccano il cielo

Esposizione delle panchine il 14-15 settembre Fiera delle Foreste a Longarone Fiere (BL)
Colombe e la Farfalla in fiera a Longarone
Fiera & Festival delle Foreste – Longarone 14-15 Settembre 2019 La manifestazione è stata aperta dal ministro per i Rapporti con il parlamento, il bellunese Federico D’Incà
Colombe e la Farfalla in fiera a Longarone

L’artista Franco Murer matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno.
Una panchina nata dagli alberi sradicati dalla tempesta Vaia.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.
Il disegno del progetto, tanto piccolo da stare sul palmo della mano, viene ingrandito dai segni tracciati sulle assi, poi è la volta della sega.
Un profumo buono sale, mentre la segatura dorata si stende al suolo, senza far rumore, come la neve che si posa dolcemente nel bosco.
Non è buttata via, ma raccolta per portarla a chi ne fa tesoro.
Alcune briciole arrivano sui capelli, sfumandoli di sole, si alzano quasi per un timido ringraziamento per la preziosità del lavoro.
I pezzi vengono fissati alla base predisposta con lunghe viti dorate, mimetizzandole con la tonalità del legno.

 

Da un albero ferito dalla tempesta Vaia, ormai inutile, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina che resti a memoria di quanto sofferto e che riporti gioia nel contemplare la bellezza dei luoghi intorno.
Il grande male portato dall’uragano è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.

Franco Murer offre un inno alle facoltà umane, scrive una poesia che innalza la conoscenza e l’armonia del mondo, comunque esso si presenti.
E sa destare meraviglia e commozione.

È una panchina-colomba, anzi sono due colombe unite, con le piume evidenziate dalle striature del legno e sottolineate dall’artista con la vernice nera, anche sulle due sedute, che trovano come unico schienale il corpo della colomba.
La sua postura fa pensare al canto ritmato di una ninna nanna, dondolando tra le ali.
Pare invitare a tendere le mani per ricevere una carezza.
Le manca la parola.
Nel sedersi su tale simbolo di speranza, si ha la sensazione di poter volare sopra i mali del mondo, fino alle vette che toccano il cielo.
Un sorriso spontaneo nasce sulle labbra di chi prova a poggiarsi.

Per chi lo desidera esiste un libello con tutto il percorso ideativo e lavorativo.

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II
L’artista Franco Murer matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno.
Una panchina nata dagli alberi sradicati dalla tempesta Vaia.
Il grande male portato dall’uragano Vaia è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.
Il disegno del progetto, tanto piccolo da stare sul palmo della mano, viene ingrandito dai segni tracciati sulle assi, poi è la volta della sega.
Un profumo buono sale, mentre la segatura dorata si stende al suolo, senza far rumore, come la neve che si posa dolcemente nel bosco.
Non è buttata via, ma raccolta per portarla a chi ne fa tesoro.
Alcune briciole arrivano sui capelli, sfumandoli di sole, si alzano quasi per un timido ringraziamento per la preziosità del lavoro.
I pezzi vengono fissati alla base predisposta con lunghe viti dorate, mimetizzandole con la tonalità del legno.

 

Da un albero ferito dalla tempesta Vaia, ormai inutile, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina che resti a memoria di quanto sofferto e che riporti gioia nel contemplare la bellezza dei luoghi intorno.
Il grande male portato dall’uragano è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.

Franco Murer offre un inno alle facoltà umane, scrive una poesia che innalza la conoscenza e l’armonia del mondo, comunque esso si presenti.
E sa destare meraviglia e commozione.

È una panchina, che prevede più persone raccolte in compagnia.
Infatti ha la seduta a forma di ellisse dimezzata, arricchita dal disegno di rami di foglie, e sostiene un albero scolpito.
A metà della circonferenza viene sistemato un albero colpito dalla tempesta Vaia, somigliante a un albero vivo, a significare che nella morte può ancora esserci l’inizio della vita, come avviene per il chicco di grano.
L’augurio di poter godere di dialogo, di presenza e di aiuto collettivi è comprensibile.
Protegge lo stare con gli altri, lontano dalla solitudine.

Per chi lo desidera esiste un libello con tutto il percorso ideativo e lavorativo.

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III
L’artista Franco Murer matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno.
Una panchina nata dagli alberi sradicati dalla tempesta Vaia.
Il grande male portato dall’uragano Vaia è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.
Il disegno del progetto, tanto piccolo da stare sul palmo della mano, viene ingrandito dai segni tracciati sulle assi, poi è la volta della sega.
Un profumo buono sale, mentre la segatura dorata si stende al suolo, senza far rumore, come la neve che si posa dolcemente nel bosco.
Non è buttata via, ma raccolta per portarla a chi ne fa tesoro.
Alcune briciole arrivano sui capelli, sfumandoli di sole, si alzano quasi per un timido ringraziamento per la preziosità del lavoro.
I pezzi vengono fissati alla base predisposta con lunghe viti dorate, mimetizzandole con la tonalità del legno.

 

Da un albero ferito dalla tempesta Vaia, ormai inutile, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina che resti a memoria di quanto sofferto e che riporti gioia nel contemplare la bellezza dei luoghi intorno.
Il grande male portato dall’uragano è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.

Con ciascuna panchina Franco Murer offre un inno alle facoltà umane, scrive una poesia che innalza la conoscenza e l’armonia del mondo, comunque esso si presenti.
E sa destare meraviglia e commozione.

È una panchina realizzata con la seduta formata da larghe foglie lignee che si susseguono, cadute da due alberi scolpiti e innalzati alle estremità.
Le foglie sono a forma di cuore, quel muscolo primario che pulsa la vita negli esseri.
Su una di queste foglie, ai piedi di uno degli alberi, spicca il disegno di un volto di donna, sopra i suoi capelli esce una colomba in volo.
Ricorda la dea Atena che esce dal cervello del dio Giove.
La donna è madre e genera la vita con il cervello di pancia, genera la libertà e l’intelligenza, la capacità di trovare soluzioni con il cervello di testa.

Per chi lo desidera esiste un libello con tutto il percorso ideativo e lavorativo.

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IV
L’artista Franco Murer matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno.
Una panchina nata dagli alberi sradicati dalla tempesta Vaia.
Il grande male portato dall’uragano Vaia è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.
Il disegno del progetto, tanto piccolo da stare sul palmo della mano, viene ingrandito dai segni tracciati sulle assi, poi è la volta della sega.
Un profumo buono sale, mentre la segatura dorata si stende al suolo, senza far rumore, come la neve che si posa dolcemente nel bosco.
Non è buttata via, ma raccolta per portarla a chi ne fa tesoro.
Alcune briciole arrivano sui capelli, sfumandoli di sole, si alzano quasi per un timido ringraziamento per la preziosità del lavoro.
I pezzi vengono fissati alla base predisposta con lunghe viti dorate, mimetizzandole con la tonalità del legno.

 

Da un albero ferito dalla tempesta Vaia, ormai inutile, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina che resti a memoria di quanto sofferto e che riporti gioia nel contemplare la bellezza dei luoghi intorno.
Il grande male portato dall’uragano Vaia è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.

Franco Murer offre un inno alle facoltà umane, scrive una poesia che innalza la conoscenza e l’armonia del mondo, comunque esso si presenti.
E sa destare meraviglia e commozione.

Due panchine hanno la seduta lunga, larga e bassa, perché è prevista per i bambini che frequentano il parco giochi.
A fianco di ognuna si alza una grande, meravigliosa civetta, realizzata con più tipi di legno.
Nel fissarli, i suoi tondi occhioni sembrano ruotare per cercare le cime, per raggiungere spazi senza confini, per fermarsi a ristorarsi sul monte che porta il suo nome, la Civetta.
I cerchi disegnati sul suo corpo sembrano essere lo specchio dei suoi occhi, che si moltiplicano, attenti a osservare chi si ferma accanto a lei.
La stessa dea Atena viene rappresentata da una civetta.
Questo simbolo di saggezza e di sapienza è un invito ai futuri uomini e alle future donne a crescere con tali doti, superando l’oscurità della notte che può far loro paura.
Pare di sentire il vocio allegro dei bambini, che godono dello speciale momento e intanto muovono le gambe con vitalità.
Tutto il suo corpo partecipa alla gioia ingenua dei piccoli ospiti.
Franco pensa ai bambini, a quello che loro provano e amano. Pensare ai bambini è credere nel futuro.

Per chi lo desidera esiste un libello con tutto il percorso ideativo e lavorativo.

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V
L’artista Franco Murer matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno.
Una panchina nata dagli alberi sradicati dalla tempesta Vaia.
Il grande male portato dall’uragano Vaia è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.
Il disegno del progetto, tanto piccolo da stare sul palmo della mano, viene ingrandito dai segni tracciati sulle assi, poi è la volta della sega.
Un profumo buono sale, mentre la segatura dorata si stende al suolo, senza far rumore, come la neve che si posa dolcemente nel bosco.
Non è buttata via, ma raccolta per portarla a chi ne fa tesoro.
Alcune briciole arrivano sui capelli, sfumandoli di sole, si alzano quasi per un timido ringraziamento per la preziosità del lavoro.
I pezzi vengono fissati alla base predisposta con lunghe viti dorate, mimetizzandole con la tonalità del legno.

 

Da un albero ferito dalla tempesta Vaia, ormai inutile, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina che resti a memoria di quanto sofferto e che riporti gioia nel contemplare la bellezza dei luoghi intorno.
Il grande male portato dall’uragano è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.

Franco Murer offre un inno alle facoltà umane, scrive una poesia che innalza la conoscenza e l’armonia del mondo, comunque esso si presenti.
E sa destare meraviglia e commozione.

Una farfalla, con la sua tipica leggerezza, apre completamente le ali per librarsi nell’aria, sopra la seduta della panca.
Pure con la sua delicatezza non ha paura di affrontare il tempo della pioggia, fiduciosa che il sole la asciugherà e la scalderà e che il vento la solleverà ancora.
Le antenne ben evidenti indicano il cielo, mentre il suo essere è pronto ad abbracciare quanti cercano un attimo di tranquillità, di ricarica delle forze.
Il maestro lascia a chi la ammira indovinare i colori smaglianti che escono dalle linee nere segnate.
È tutto un lavoro di proiezione di sentimenti, ottenuto tramite l’attenta rappresentazione di animali e vegetali, che insegnano a coniugare la negatività in nuova potenza rigenerativa.

Per chi lo desidera esiste un libello con tutto il percorso ideativo e lavorativo.

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VI
L’artista Franco Murer matura l’idea di una costruzione che faccia ritornare la vita, che resti a ricordo di quanto avvenuto, che ridia gioia nel contemplare i luoghi intorno.
Una panchina nata dagli alberi sradicati dalla tempesta Vaia.
Il grande male portato dall’uragano Vaia è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.
L’Amministrazione Comunale apprezza l’iniziativa di Murer e fa portare al suo studio assi di legno di larice che mostrano le loro venature ferite.
Il disegno del progetto, tanto piccolo da stare sul palmo della mano, viene ingrandito dai segni tracciati sulle assi, poi è la volta della sega.
Un profumo buono sale, mentre la segatura dorata si stende al suolo, senza far rumore, come la neve che si posa dolcemente nel bosco.
Non è buttata via, ma raccolta per portarla a chi ne fa tesoro.
Alcune briciole arrivano sui capelli, sfumandoli di sole, si alzano quasi per un timido ringraziamento per la preziosità del lavoro.
I pezzi vengono fissati alla base predisposta con lunghe viti dorate, mimetizzandole con la tonalità del legno.

 

Da un albero ferito dalla tempesta Vaia, ormai inutile, l’artista Franco Murer fa ritornare la vita con una panchina che resti a memoria di quanto sofferto e che riporti gioia nel contemplare la bellezza dei luoghi intorno.
Il grande male portato dall’uragano è declinato in un bene che accarezza gli occhi e il cuore.

Con ciascuna panchina Franco Murer offre un inno alle facoltà umane, scrive una poesia che innalza la conoscenza e l’armonia del mondo, comunque esso si presenti.
E sa destare meraviglia e commozione.

Una panca è più bella dell’altra, tutte portano un messaggio forte.
È necessario fermarsi per penetrarlo.
Certamente quella con la seduta che forma i cerchi dei giochi olimpici, dai quali si ergono due elmi di soldati e una foresta di alberi scolpiti, dona l’idea di una solidarietà senza confini.
I giochi olimpici sono nati nell’antica Grecia per portare pace, per sospendere la guerra.
Questa panchina diventa un monito a cogliere la vita sfruttando le sue parti positive e buone, seminando serenità, unione e comprensione.
In questo modo si può essere partecipi dell’universo e si può guardare a orizzonti sempre più lontani, ma raggiungibili.

Per chi lo desidera esiste un libello con tutto il percorso ideativo e lavorativo.

Elsa Marchiori


Articolo de "Il SOLE 24 ORE" del 1 Settembre 2019